Il Guardiano dell'Oscurità

Il Guardiano dell’Oscurità è una ferita aperta su cartoncino, un grido visivo partorito nel 1995 da una mente fragile e ribelle, cresciuta tra le mura di un centro di igiene mentale. L’opera, realizzata con matita e tempera grezza, tradisce una tensione nervosa che attraversa ogni linea, ogni colpo di colore. Il corpo maschile, nudo e disarticolato, è un totem sfigurato, un ibrido tra umano e bestia, con il volto ridotto a una maschera fissa, a metà tra demone e sentinella.

Il contorno rosso che circonda la figura non è solo un margine grafico, ma un’aura di allarme, una vibrazione che separa il soggetto dal mondo e allo stesso tempo lo imprigiona dentro la propria sagoma. Il rosso e il nero, colori di urgenza e di violenza interiore, si scontrano con la nudità brutale del corpo, segnato da un’assenza totale di idealizzazione. Qui il corpo non è seduzione né anatomia, ma pura esistenza sofferente.

La cornice in rovere moka aggiunge un contrasto disturbante: la sua eleganza è una gabbia estetica, una formalità borghese che cerca di contenere un’immagine che invece rifiuta ogni norma, ogni pacificazione. L’opera è stata mostrata per la prima volta nel 1996 durante un’esposizione collettiva organizzata dal centro stesso, in cui venivano presentati i lavori dei pazienti come frammenti terapeutici. Ma Il Guardiano dell’Oscurità va oltre la terapia: è un’icona disturbante di un’identità esplosa, di un corpo che non si riconosce e che, proprio per questo, diventa metafora universale del nostro rapporto con la paura, la vergogna e il desiderio di controllo.

Attraverso questa figura spettrale, R95 firma un’opera che non cerca spiegazioni, ma costringe lo spettatore a un confronto diretto con la propria ombra. È arte brutale, in senso letterale: nasce da una frattura, vive nella sua stessa incompletezza, e si spegne solo quando lo sguardo di chi osserva trova la forza di distogliersi.